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E trasse dalla tasca interna del soprabito una lettera, che porse al Gonzaga. Era la lettera anonima, di cui aveva parlato dianzi la contessa Giovanna. Aprendola, il Gonzaga vide che era scritta con un bel caratterino di donna, segno evidente che l’aveva scritta, o fatta scrivere, un uomo. La lesse, o, per dire più veramente, la scorse; indi, con un gesto di ripugnanza, la rese al conte Pompeo.

— Ci possono essere al mondo dei vigliacchi come costui? — esclamò.

— Lasciamo stare i vigliacchi; — rispose il conte. — La natura ha fabbricato animali per tutti i gusti e per tutti gli uffizi; gli uni per essere utili, e son pochi! gli altri infine per nuocere. Ma è il fatto, il fatto in sè, quello che dobbiamo considerare. —

Il Gonzaga non sapeva che pesci pigliare. La lettera, fra le altre cose, accennava al conte di Castelbianco la possibilità che il quartiere del Valenti avesse un’escita sulle scale del portone di via Sallustiana. Ora, che cosa voleva il conte? A che mirava, facendogli leggere quella lettera?