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— Tutte persone che conoscono la scala, e a quell’uscio non bussano più da un pezzo; — rispose il furbo servitore.
— Ho capito; — borbottò Cesare Gonzaga, — sarà il personaggio delle conferenze. Va pure per i fatti tuoi; aprirò io. —
E andò, aperse l’uscio, e si vide davanti la contessa Giovanna.
Ella era tanto turbata, che non badò punto a ciò che quell’uomo avrebbe potuto pensare di lei, nè al bisogno di giustificare con un pretesto la sua presenza colà. Infine, se anco ci avesse pensato, non era egli lo zio di Arrigo, ed anche e soprattutto un uomo d’onore?
— Lei, contessa? — esclamò invece il Gonzaga, credendo necessario di manifestare un tantino di maraviglia.
Giovanna chinò la testa, balbettando poche parole confuse.
— Si calmi, ed entri, la prego. Dio come arde! Si sente male? — diss’egli, che aveva dovuto prenderla per la mano.
— Dica, per carità, non mi nasconda nulla; — mormorò la bella smarrita. — C’è un duello?