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sovrapposte dopo la conquista maomettana, potevano anche esser guerre per la liberazione degli oppressi.

— Sì, che facevano guerre d’imboscate, guerre di coltelli!...

— E anche di lame più lunghe, signor conte; — ribattè il Gonzaga, avanzandosi verso il suo interlocutore e fissandolo negli occhi, mentre con l’accento pacato, quasi dolce, pareva volesse dire la cosa più naturale del mondo. — Potrei fargliene conoscere la misura... poichè ne ho portata una bella e interessantissima collezione con me.

— Vedrò volentieri; — rispose, sorridendo a denti stretti, quell’altro.

Queste cose erano state dette rapidamente, a mezza voce, col sorriso sulle labbra. Gli stessi vicini, a cui era parso che i due interlocutori si dovessero riscaldare fino a staccare i bollori, videro con piacere che la quistione finiva in una risata. La contessa Giovanna, rimasta lontana dal crocchio degli uomini, in compagnia di Gabriella e delle altre dame che si erano riaccostate a lei, alzò la voce per dire: