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— Ah, perdonami, zio! — entrò a dire il Valenti. — M’inscrivo per parlar contro la guerra. È un controsenso, che il progresso ha oramai condannato; senza contare che le industrie ne soffrono.
— Che argomenti, cavaliere! — esclamò la signora Robusti.
— Ma sai, Arrigo, — disse a sua volta il conte Pompeo, — che tu affoghi nella prosa? Ti farai odiar dalle dame, che sono già in molte a sentirti.
— Ah, sì, — rispose Arrigo, spronato anzi che rattenuto da quel mezzo rimprovero, — un tempo... era assai poetica, la guerra. In primo luogo la partenza, con la sciarpa trapunta, e i colori della dama sul cimiero; da ultimo, il ritorno, con un occhio di meno.
— Ma anche con un occhio di meno!... — esclamò la baronessa di Gleisenthal, quella che, a detta del conte di Castelbianco, avrebbe oramai dovuto smettere.
— Ah, sì! — pensò Orazio Ceprani, che stava in un angolo, ascoltando. — Per quella lì bisognerebbe averli perduti tutti e due.