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— Il signore ha invocata la filosofia; — disse il Gonzaga, accennando con gli occhi e con un breve saluto il collega di Andrea. — In nome della morale, che è tanta parte della filosofia, il duello si potrebbe anche chiamare una cattiva azione.
— Proprio, in genere? — disse il Guidi.
— Numero e caso; — rispose il Gonzaga. — È la mia opinione, e, rispettando l’altrui, dico sinceramente la mia.
— E neanche vorrà tener conto del coraggio che ci vuole, per commetterla?
— Il coraggio mi piace, ma quando non sia usato malamente, nè a sfogo di privati rancori, nè a mostra di vanità.
— Il giudizio è molto severo; — notò il Guidi, con amarezza. — E la guerra? Che altro è la guerra, se non lo sfogo e la mostra di una somma di rancori e di vanità?
— Ella, mi perdoni, rimpicciolisce la guerra; — rispose imperturbato il Gonzaga. — Non c’è più vanità, nè rancori, quando si combatte per l’onore del proprio paese e per il trionfo di una nobile causa.