Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 153 — |
— Meglio così; bisogna finirla, coi duelli. I Romani....
— Ah, che cervelli esaltati! — esclamò, interrompendo la citazione del seccatore, la signora Robusti, quella bella che era senza spalle e voleva farlo sapere.
— Esaltati! — disse il Guidi, inchinandosi con molta galanteria. — E se lo fossero stati... per la bellezza?
— Allora... non dico più nulla; — rispose la signora, accettando il complimento per sè, e provando a farcisi rossa.
— Il duello è sempre una pazzia, filosoficamente parlando; — ripigliò il seccatore. — I Romani non lo conoscevano, e i Romani....
— Che ne pensi tu, Cesare? — chiese il Manfredi al Gonzaga, che stava zitto, sostenendo le guardate superbe del conte Guidi.
Doveva rispondere il Gonzaga, il re della festa, l’uomo ragguardevole, a cui l’esilio, i viaggi e le avventure indiane avevano dato come una velatura di personaggio misterioso. Tutti gli occhi si volsero a lui, tutti gli orecchi si tesero per udir la risposta.