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solitario, e lo trascinava con sè, molto maravigliato, anzi a dirittura rintontito, dai suoi graziosi discorsi.

— Perchè ti nascondi, Arrigo? — disse il Gonzaga al nipote. — Io ho fatto finora tutto quanto ho potuto, passeggiando, tenendo a braccetto, perfino ballando, per essere fedele alla consegna. Ma ogni bel giuoco, lo sai, dura poco, ed io ho dovuto lasciare, per un quarto d’ora almeno, la divina Gabriella.

— Ah! ti piace?

— Moltissimo; e perciò, vincendo un certo rimorso che mi aveva preso per una povera donna, approvo pienamente la tua scelta. Vi voglio alle Carpinete per questa primavera.

— Come corri! — esclamò il giovane. — Tu ti fai già in tasca il contratto.

— In tasca, no; — rispose lo zio, rabbruscato; — in tasca io ci ho solamente le cose che mi dispiacciono. Bada, Arrigo, mentre tu stai qui a ragionare con tanta povertà di linguaggio, un altro si è fatto avanti. E pareva non aspettasse altro che di vedermi muovere, il bellimbusto! Un elegante, un te-