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E Arrigo, frattanto? Arrigo non sentiva nulla, non si accorgeva, non si dava pensiero di nulla. Era andato nella sala di lettura a fumare una spagnoletta e a leggere gli ultimi telegrammi e il listino della Borsa, pronta cagione di parecchie operazioni aritmetiche mentali. Era fastidio delle piccole vanità della festa, o sicurezza del fatto suo? Ci è permesso di accogliere quest’ultima supposizione, senza rinunziare intieramente alla prima. Arrigo si era avvicinato una volta sola, nel corso della serata, alla gentil Gabriella, e aveva anche ottenuta la ricompensa di un sorriso, forse il primo sorriso aperto e sincero, del quale egli poteva chiamarsi debitore alla notizia, saputa quella medesima sera da Gabriella, ch’egli era il nipote di suo zio. Ma egli era un nipote così amato, e così pienamente consapevole di essere aiutato, che potè rispondere con una cert’aria trionfale a quel sorriso amorevole, ritenendosi dal chieder l’onore del solito giro di valzer, di polca, o d’altra figura e tempo di ballo. Già, egli aveva sempre ballato poco, e quell’anno,