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zano la bellezza se non è fresca, come la rosa, delle sue prime rugiade. La fanciulla, dal canto suo, aveva sentito il fascino e gradito l’omaggio del principe indiano; egli aveva gittato il fazzoletto, ed essa aveva lasciato cadere il tulipano, indizio e promessa di un amore violento. E poc’anzi, dopo il valzer ballato di mala voglia, non aveva essa rifiutato di ballare una polca con un altro fra i più brillanti cavalieri della festa, adducendo a sua scusa che si sentiva un po’ stanca? Stanca una fanciulla ai primi balli, eh via! I lanciers, almeno, non l’avrebbero affaticata: ma i lanciers (vedete che caso!) li aveva già impegnati con Cesare Gonzaga. Immaginate i commenti! Si sarebbe veduto il sultano eseguire le riverenze, l’avanti e indietro, le diagonali e tutti gli altri passi a contrattempo, che fanno dei lanciers la confusione più amena e la cosa più buffa del mondo.
Immaginate altresì lo stupore, dapprima, e poi la stizza del conte Guidi. Era un tipo curioso, quel conte senza contea. Egli regolarmente andava in tutte le conversazioni, in