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gnore alto, dai baffi grigi, e diede una rifiatata di contentezza, poichè il suo martirio era sul punto di finire.
— Scusate! — diss’egli, interrompendo il discorso e mettendo avanti le mani, per allontanare il noioso. — Vedo mia figlia, che mi cerca. Ah! — soggiunse, osservando meglio il cavaliere di Gabriella. — Sei tu, veramente?
E corse incontro a Cesare Gonzaga, che aveva riconosciuto, ad onta degli anni molti, da cui erano abbastanza mutati ambedue.
— Qua, qua, tra le mia braccia! — proseguì il senatore Manfredi, stringendo al petto l’amico della sua giovinezza. — Venivo, sai, venivo questa sera all’albergo; ma il conte di Castelbianco mi ha detto che tu dovevi capitare da lui, e sono rimasto qui ad aspettarti. Cesare... mio buon Cesare! —
E lo abbracciava ancora, e lo ribaciava sulle gote.
— È un brutto momento, Andrea, un brutto momento! — disse, con voce soffocata dalla commozione, il Gonzaga. — Ho fatto troppo