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VII.
Andrea Manfredi stava rincantucciato, e non per sua elezione, credetelo, nel fondo di una galleria, tutta messa a piante di stufa, e che sarebbe parsa davvero una stufa, se non ci fossero state cinque o sei grandi lastre di specchi, poste in fila e incorniciate da liste sottili, quasi da nervature di bronzo dorato, dietro agli ombrelli diffusi delle felci arboree e delle latanie borboniche. In quell’angolo di galleria, poco lunge da una delle porte spalancate, donde veniva la luce viva e il lieto rumore della sala da ballo, il senatore Manfredi era stato sequestrato da un suo collega, chiamato non indegnamente il primo seccatore del Regno; uno di quei molesti personaggi, così frequenti in società, che hanno