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benigna l’avrebbe condotta laggiù, nel cuore dell’India?
— Una fata benigna e un buon genio, che l’amavano ambedue; — rispose la fanciulla. — Ora, solo il mio genio è rimasto ad amarla. —
Cesare Gonzaga trasse un profondo sospiro, al malinconico accento di Gabriella Manfredi.
— Incomincio a capire; — diss’egli.
— Sì, — proseguì la fanciulla, — mio padre parla sempre, con affetto e con ammirazione, del suo migliore, del suo unico amico. Se oggi, quando ella è venuta a casa nostra, avesse chiesto di me, sarei stata felice di riceverla io, contro tutte le norme del cerimoniale. Ella è di casa nostra, signor Cesare; appartiene alla nostra famiglia. Mia madre, quando aveva da citare un tipo di cavalleria, ricordava sempre lei. Vuol sapere quando fu che udii per la prima volta il suo nome? Mamma e babbo, a tavola, parlavano di un caso che non ricordo più bene, ma in cui, dicevano loro, sarebbe bisognato un uomo di cuore e di virtù singolare; e mamma, al-