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intanto, ne ha guadagnate trecentomila; e guardalo là, ride a piena bocca, il felice! —
Mentre questi bei ragionamenti si facevano tra il conte Guidi e quell’esemplare di gratitudine del signor Orazio Ceprani, il re della festa, accompagnato dalla contessa Giovanna, faceva il suo giro trionfale nel salotto e giungeva davanti a Gabriella Manfredi.
Fu allora tra il vecchio soldato e la fanciulla una scena bellissima, un dialogo commovente. Gabriella era diventata rossa, vedendolo venire verso di lei, e si era perfino alzata dal divano, con gran meraviglia del Guidi, che stava ad osservarla da lunge.
— Io non avevo più, questa sera, che da conoscere il suo nome; — disse Gabriella, poichè la presentazione fu fatta. — Conosco da molti anni Cesare Gonzaga; potrei anzi aggiungere che è la mia prima conoscenza.
— Che dice, signorina? — esclamò il Gonzaga, commosso alla voce della fanciulla, che gli richiamava al pensiero i suoni e le inflessioni di un’altra a lui cara. — Una fata