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seguì, prendendo il posto che la contessa gli aveva cortesemente indicato al suo fianco; — io sono oramai diventato un barbaro. Non avvezzo da tant’anni ad altri ricevimenti che i durbar dei principi indiani, mi troverò molto impacciato nella società elegante di Roma.

— Che dice ella mai? Ci porterà almeno una freschezza di sentimenti, che è divenuta troppo rara tra noi; — replicò la contessa.

Cesare Gonzaga ammirò quella bellissima testa da imperatrice, come avrebbe potuto fare qualunque barbaro civilizzato, o qualunque europeo imbarbarito. E mentre rispondeva alle cortesie della contessa, andava dicendo tra sè:

— Che donna stupenda! E sarò io che dovrò darle il colpo di grazia, per compiacere quel fortunato briccone di mio nipote? A proposito, dove va egli? —

Arrigo Valenti, fatto alla padrona di casa un saluto molto cerimonioso e freddo altrettanto, l’aveva lasciata con lo zio Gonzaga, per andar oltre, verso una bella fan-