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propriata, perchè la baronessa aveva una capigliatura stupenda e notoriamente sua. Ma il conte Guidi oltre che non amava le metafore continuate, era furbo parecchio, e, al cospetto di due donne, gli metteva conto di restare qualche volta interdetto.

Egli rivolse perciò una timida occhiata alla baronessa e s’inchinò modestamente; poi, fatte poche altre parole con la padrona di casa, andò diritto dove lo chiamava per allora la legge di gravitazione, cioè a dire verso Gabriella Manfredi. L’aveva veduta sola, non potendo chiamar compagnia la presenza di un giovane ballerino (sapete che in società ci sono i ballerini nati, non buoni ad altro ufficio, fuor questo) e s’inoltrò risoluto. Il ballerino aveva chiesto l’onore di fare con lei il primo giro di valzer, lo aveva ottenuto, non gli restava altro da dire. Il conte Guidi incominciò a parlare del teatro Valle, dove la sera innanzi aveva veduto Gabriella; lodò alcune scene della commedia, ma si fermò più volentieri a criticare quel genere di composizione, manifestando le sue predilezioni