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— Cavaliere! — esclamò il signore dai baffi grigi. — O che diavolo ha fatto il mio signor nipote, per esser nominato cavaliere? Dei debiti, m’immagino. E saranno certamente assai più di quelli che mi aveva lasciati sospettare la sua lettera ad uno zio che non ha mai visto nè conosciuto. Ahimè! Prevedo, — conchiuse egli, sospirando, — che pagherò anche questa bella piastra di porcellana del Ginori. —
Tirò allora la maniglia del campanello, e un minuto dopo fu aperto l’uscio da un servitore in mezza livrea.
— Chi cerca? — domandò questi.
— Il signor Arrigo Valenti.
— Il cavaliere, — ripigliò il servitore, battendo sul titolo, — non riceve ancora.
— Ah, mi rincresce. Sono arrivato stamane col treno delle sette, e credevo....
— Se il signore vuol lasciar detto il suo nome....
— Volentieri; ecco qua. —
Così dicendo, il signore dai baffi grigi aveva cavato di tasca il portafogli, per prendere un biglietto di visita. Ma ci aveva troppi biglietti