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QUI COMINCIA IL PRIMO CICALAMENTO


Finalmente anch’io ho spese le mie tre lire e mezza, e ho comprate quelle Cinque lettere del signor Bartoli. Io ne aveva sentite dire tante e tante, e pro e contra quelle, che anch’io ho voluto vederle per giudicarne da me medesimo; e dopo averne letta la prima, ho data cosí di galoppo un’occhiata all’altre quattro. Ma se l’ho a dire con tutta schiettezza, non mi pare d’avere troppo bene spesi que’ pochi soldi in quel libro, non vi trovando una sola pagina che mi muova a leggerla tutta con piacere, e non vi scorgendo la minima traccia di cosa che mi paia da cavarne vantaggio o per me o per altri. Gli è un libro scritto con tanta ricercatezza di stile, che mi fa morire di stento, come additerò quando verrammi in taglio in questo o in altri miei cicalamenti sopr’esso. Ma gli farei ancora grazia dello stile affettato e contra natura, se almeno le cose che dice mi compensassero in qualche picciola parte della seccaggine di quello, se almeno vi trovassi dentro cosa alcuna utile a me o che conoscessi poter riuscire vantaggiosa ad altrui. Ma quale vantaggio può ritrarre la umana societá da quel libro? e che può importare alla savia gente il sapere cosa significhino sei figurine intagliate sull’avorio forse duemill’anni fa? Vorrei un poco che il Bartoli o qualche amico suo mel dicesse. Un libro in quarto di trecento pagine sopra un dittico quiriniano, cioè sopra una manifattura d’uno artefice antico, che servi di coperta a un libro, confesso il vero, non mi pare che dovesse scriversi da un uomo di senno quale dovrebb’essere il signor abate Bartoli; eppure egli ha voluto imitare, anzi vincere, tanti e tanti moderni perdigiornate, che in somiglievoli inezie vanno spendendo il preziosissimo tempo.