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recitare, alle decorazioni e ad altre somiglianti cagioni, che alla loro non rimata poesia, la quale secca necessariamente ognuno che pizzichi un tantino di poeta, che non potrá mai leggere con non interrotto piacere qualunque piú celebrata nostra tragedia o commedia, checché ne dicano i gravinisti, niuno de’ quali, per mio avviso, è stato neppur mediocre poeta; né di questo bel nome saranno mai degni coloro i quali vorranno preferire il magro verso sciolto o il magrissimo sdrucciolo ai versi rimati. Torniamo a bottega, cioè torniamo a dire che forse nessuna colta lingua vivente può stare senza rime nelle sue poesie; ed io vi so dire, signor conte, che da piú di quattro inglesi ho sentito pensare del Paradiso perduto di Milton quello che io penso della Italia del Trissino, cioè che ha molte bellezze ma che noia e secca infinitamente. Parrá troppa arditezza la mia in dire che tutte le colte lingue viventi voglion la rima nelle lor poesie, non intendendone io che tre, l’ultima delle quali, cioè la spagnuola, non molto perfettamente; ma dicami pure ardito e peggio chicchesia, che forse v’avrá chi sará della mia e che le mie conietture avrá per belle e per buone e per ben fondate; e quello che mi ha mosso a pensar cosi gli è il sentire che oltre agli inglesi, anche i tedeschi, gli olandesi, i polacchi e gli schiavoni e i moderni greci e i moscoviti e i turchi medesimi rimano le loro canzoni ; la qual cosa io posso affermar con sicurezza, poiché di alcuni son testimonio di udito e degli altri l’ ho sentito assicurare da piú e piú persone degne di fede. Il che prova esser falsa falsissima quella cosa che si è detta da alcuni gravinisti, che la rima sia stata una invenzione monacale ne’ secoli barbari; e forse questo sarebbe un campo vasto da far pompa di molta erudizione: dico il mostrare che la rima anche dalle piú antiche non che dalle moderne nazioni era usata; e non mi ricordo bene se io m’abbia letto o sentito dire che sino gli antichi ebrei la usavano nelle poesie loro. Ma l’entrare in questo ampio mare non lo posso giá far io, che mai non mi sono addomesticato con que’ lontanissimi morti, essendomi anzi sempre piú dilettato di stare in brigata coi vivi, comeché riputati meno pregni di dottrine. Or questa mia coniettura vaglia per quello ch’ella può valere, e noi tiriamo avanti.