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I. LETTERE SUL DOTTOR BIAGIO SCHIAVO 11

e dappertutto dove sono stato, sono tanto conosciuto per un uomo affatto lontano dal meritarmi questi titoli, che mi avvilirei di troppo a giustificarmi in qualche forma contro questo vile calunniatore, che tale egli è di professione; e eh ’e’ lo sia ne toccherò qualcosa andando avanti.

Se alla moda i piacer fai più che ’l pane,
alla moda per te fien le puttane,
alla moda il piacer d’ogni nequizia.

Seguono le «lettre divine» dello Schiavo. Ma quando mai ho io fatti «i piaceri alla moda più che il pane»? Prete Biagio, tu se’ fuor de’ gangheri; io metto «i piaceri, gli onori e la dovizia» fra le «cose mondane», fra le «cose vane», e dico che questa fanciulla gura loro «eterna inimicizia» per diventar «patrizia degli angioli», cioè per amore delle cose celesti; e Biagfio intende che io voglia che «i piaceri debbano essere alla moda». Oh che animale! Ma quale sciocca, qual bestiale conseguenza tira egli poi da questa sua falsa supposizione?

Alla moda per te fien le puttane.

Dunque questo dottore in «lettre divine» non conosce altri piaceri nel mondo che que’ delle puttane? Me ne rallegro con Sua Signoria molto reverenda.

Alla moda il piacer d’ogni nequizia.

Meglio: io non sapeva che «operando ogni niquitosa cosa» si avesse piacere; ma questa teologfia se la serbi pur tutta per sé, che io non desidero sapere in prova s’è’ dica il vero; non mi curo di questi suoi piaceri e mi contenterò per ora di stare sulla semplice poesia e di chiedergli se quel «piacer d’ogni nequizia» è frase poetica o prosaica, e se è del Perù o toscana, parendo a me che la sia molto pazza maniera d’esprimersi. 

Quel cattivel che tira e sa tirare
al naso e al gusto tuo, Baretti, e al tatto.