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182 | prefazioni e polemiche |
lingua nostra, vuoi pel buon giudicio che v’ha posto dentro, o vuoi per la forza e per la lucidissima chiarezza con cui disse le cose che aveva a dire, che chi vi baderà bene vedrà come non erano punto facili a dirsi.
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Legazione a Giulio secondo sopra l’impresa di Bologna.
Anche le trentuna lettere scritte durante questa legazione sono belle quanto possa dirsi, e v’ha in esse molto da imparare per chiunque maneggia come ministro pubblico li affari del suo principe.
Chi si diletta di ritratti dipinti con bravura troverà in esse quello di papa Giulio, pennelleggiato veramente da maestro; e scorgerà in oltre come dalla santità di quello dirivò principalmente la tanta grandezza che i successivi papi s’hanno goduta e si godono tuttavia. Se Giulio non avesse disfatto quello sciagurato figlio del suo predecessore Alessandro sesto, e strappatogli di mano tutto il mal acquistato dominio; s’egli non avesse atterrato Giampaolo e oppressa l’antica casa Benti voglia, e cosi formato alla Chiesa un bellissimo regno; l’Italia sarebbe forse tuttavia divisa in più bocconi che non è, e i papi sarebbono tanto piccini nel temporale che, giusta la natura delle umane cose, non sarebbe possibile fossero tanto giganti nello spirituale, come di fatto lo sono. Di grandi obblighi ha dunque Roma con quel papa Giulio.
È da notare che le varie legazioni o ambascerie, alle quali Niccolò fu mandato, non gli dovettero fruttare soverchio dal canto della borsa, poiché scorgiamo da una lettera, di quelle da lui scritte quando era col duca Valentino, come i pochissimi fiorini datigli dalla magnifica Signoria onde cavalcasse a quello, furono si pochi che, malgrado il suo frugalissimo vivere, e’ se li spese tutti in meno d’una settimana. Come si riderebbe in oggi, se un principe mandasse un taglio di velluto ad un suo ambasciadore acciocché se ne facesse un saio dalle feste, o se un ambasciadore avesse ad informare il suo principe come gli fu forza farsi un