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prefazione a tutte l’opere del machiavelli | 179 |
del loro governo sino dalla sua prima istituzione, e senza contare quella lunga successione di buone teste che i Medici s’ebbero sulle spalle durante lo stato loro cittadinesco.
Lo stile di questa operetta non è né tanto rapido né tanto chiaro come quello d’assai altre di Niccolò; forse perché, scrivendola con un fine che non doveva essere apparente, e cercando di occultare la voglia che aveva di gabbare quello per cui la scrisse, non si poteva ch’egli non avesse la mente alquanto dubbia e le idee un po’ intralciate e rannuvolate.
II
Lettere di Stato.
1
Legazione al duca Valentino.
Queste Lettere sono precedute da una prefazione d’un Francesco Fossi, che primo le pubblicò a’ nostri giorni e che con essa ha sparso qualche lume su molti passi in quelle, che non s’intenderebbono bene altrimenti. Sono in numero ventinove, e mostrano, forse più che non alcun trattato politico di Niccolò, di quanto senno egli era fornito quando maneggiava faccende di questo mondo. L’essere ministro d’una repubblica ingarbugliata e vacillante come lo era allora la fiorentina, e l’aver che fare con un mostro di malizia e di crudeltà come lo era il duca Valentino, e reggersi pure in modo da satisfare non meno coloro che l’avevano mandato quanto colui a chi e’ l’avevano mandato, è cosa che rialza molto Niccolò nella opinione mia.
Egli viene accusato da molti scrittori d’essere stato fautore di quel duca e d’aver procurato d’aiutare i consigli tirannici suoi. Ma se questo carico non fosse smentito quanto basta da molti passi in più d’una delle opere di Niccolò, e’ lo sarebbe pure con ogni più possibile pienezza da queste ventinove lettere, per le quali si vede più che chiaro com’egli non voleva ben nessuno a quel signore, anzi pure come lo abboniva e detestava molto divotamente.