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E tanta piú forza mi fa questo argomento, quanto che si sa come ne’ suoi tempi l’Italia non aveva se non pochi libri tradotti dal latino e pochissimi dal greco, ancorché in ogni angolo d’essa, per cosi dire, v’avessero delli uomini in entrambe quelle lingue peritissimi.
Io voglio anche menar buono quello che alcuno ha detto: cioè che si sono trovate delle cose scritte in latino di Niccolò tutte sparse di barbari vocaboli e mal fraseggiate e piene d’ogni sorta di scorrettezze. Pure, andando piú lá della buccia, è da osservare come il suo ingegno era in guisa ribollente che, se dall’ un lato lo faceva tosto aggiungere ad abbrancare la sustanza d’ogni cosa che studiava, non lo lasciava poi dall’altro soffermarsi a badare a minuzie di grammatica, d’ortografía e talvolta d’esatta puritá di lingua.
Per convincerci che tale appunto era la tempera della sua mente, basta vedere com’egli era trascurato a segno che scriveva perfino il propio nome e il propio cognome in piú maniere, essendosi ripetutamente sottoscritto in molte delle sue lettere «Niccolò» e «Nicolò» e «Nicholò», e «Machiavelli» e «Macchiavelli» o «Machiavegli» o «Macchiavegli». Ed è molto probabile che da quel suo trascurare minuzie nascesse quell’accusa del suo non sapere né latino né greco, che Dio sa con quanti errori di varie sorti egli scriveva il poco o il molto di latino che gli occorreva scrivere; e giá si sa che chi è tacciato di non sapere il latino, debbe per conseguenza venire ad essere riputato come ignaro del greco.
Per la forza nondimeno di questo raziocinio, e’ si dovrebbe pur dire che Niccolò non sapeva né tampoco la lingua propia, essendo vero, come lo è, che i manuscritti rimastici di lui sono pieni zeppi di sgrammaticature, di falli ortografici e di non poche scorrettissime frasi.
A dispetto però di quel biasimevole disprezzo in cui pare ch’egli avesse lo studio di cotali minuzie, e a dispetto del suo tanto sgrammaticare qui e qua in ogni sua scrittura, io non conosco scrittore alcuno toscano che abbia tanto saputo della sua lingua quanto ne seppe egli, né chi se l’abbia adoperata sur una