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8 | PREFAZIONI E POLEMICHE |
altre di questo medesimo conio in Berni ed in altri burlevoli scrittori in verso e in prosa se ne leggono.
Poiché, sprezzando le cose mondane, costei vuol diventar vostra patrizia.
Quel «patrizia» è stentato e detto per forza della rima, pure il verso di sopra non è cattivo.
Ai piaceri, agli onori, alla dovizia, che oggi sono alla moda più che ’l pane, a tutte insomma l’altre cose vane costei giura una eterna inimicizia.
Per servire a quella rima in «izia», rima veramente poco graziosa, ho fatto qui un quadernario poco felice che chiude un pensiero molto comune, cioè che le donzelle che vanno a farsi monache fanno voto d’essere sempre nemiche de’ piaceri, degli onori, delle ricchezze e di tutte le altre vane cose di questo mondo; ma questo pensiero non è falso, e lo Schiavo, il quale ne’ suoi pensieri o è trivialissimo o li ruba al Petrarca, ha questo medesimo pensiero in più di quattro de’ suoi sonetti per monaca.
Quel cattivel che la volea tirare nell’amorosa rete ad ogni patto, ne fece quante mai ne seppe fare.
Qui mi si può dire che muto registro ed abbandono in certo modo il primo pensiero per entrare in un secondo, e non si direbbe male; per altro, il terzetto è piano e naturale e veramente alla berniesca. Solo avrei fatto meglio a nominare «Amore», perché con quel «cattivello» non si dà ad intendere subito al leggitore che io voglio dire «Amore».
Ma tutto invano; ond’è che stupefatto proruppe in quella sentenza volgare: «Una cosa è ’l pensiero, un’altra il fatto».
Qui voglio dire che Amore conosce che non gli può riuscire di vincere questa fanciulla e che il suo pensiero di farla sua