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i. lettere sul dottor biagio schiavo 7


SONETTO

di giuseppe baretti torinese

Raccolta di Milano per la vestizione d’una Codognola in Venezia.


     Angioli santi, a doppio per letizia
suonate in paradiso le campane,
poiché, sprezzando le cose mondane,
costei vuol diventar vostra patrizia.
     Ai piaceri, agli onori, alla dovizia,
che oggi sono alla moda più che ’l pane,
a tutte insomma l’altre cose vane
costei giura una eterna inimicizia.
     Quel cattivel che la volea tirare
nell’amorosa rete ad ogni patto,
ne fece quante mai ne seppe fare.
     Ma tutto invano; ond’è che stupefatto
proruppe in quella sentenza volgare:
«Una cosa è ’l pensiero, un’altra il fatto».
     E così quatto quatto,
cogli occhi rossi e accesi come brace,
da lei partí e lasciolla in santa pace.
     Ma quel che piú mi spiace,
contro di me, mordendosi le labbia,
venne quel tristo a sfogar la sua rabbia.

Questo sonetto, come voi potete benissimo scorgere, quantunque sia il primo sonetto che io m’abbia fatto, non è tanto ladro che su per le raccolte per monache non se ne trovino di molto peggiori in quantità. I due primi versi

          Angioli santi, ecc.

contengono una immagine che mi ricordo d’aver letta in Pulci nel suo Morgante, espressa con parole poco diverse dalle mie; e se volessi darmi l’incomodo di cercarla, son sicuro che la troverei. È una immagine veramente da Berni, il quale ne ha molte di simiglianti, come «Da far ispiritar i cani», «Da far paura a’ cimiteri», «Il dio d’amor degli elefanti». E molte