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LETTERA VENTIDUESIMA

DEL DOTTORE IGNAZIO SOMIS A GlAMBERNARDINO VlGO

[Piú che gli spiratoi, giova alla cura dei polmoni il latte d’asina.]

Il nostro dottor Cocchi mi dice che in Firenze non s’usano quelli spiratoi, co’ quali si manda giú per la gola a’ polmoni l’aria medicata da’ profumi. Giacché però il vostro medico vi consiglia d’adoperarne uno, fate, Giambernardino mio dolce, di mandarmi subito un disegno anche male abbozzato di tale ordigno, e lo stesso Cocchi fará d’istruire un artefice si, che ve lo faccia quanto piú perfetto si potrá; e sará fatto di volo, e mandato di volo, poiché si tratta della vostra salute; comeché, a dirvela schietta, egli non abbia troppa fede in siffatta ricetta. Ragionando con esso del vostro ostinato male, Sua Signoria m’ha detto ch’egli è sicuro come cotesti medici debbono avervi oggimai ordinati tutti i rimedi ordinabili, poiché sono pur venuti sino allo spiratolo. Con tutto ciò e’ vorrebbe voi ne pigliassi uno, che vi sará giá stato prescritto piú d’una volta da quelli: vale a dire vorrebbe v’inghiottiste ogni mattina a digiuno un sei o otto once di latte asinino, in cui sia previamente ficcato un ferro arroventato, e che andassi poco a poco aumentando la dose sino ad una libbra e mezza di quel latte, badando che l’asina sia pasciuta in un prato erboso anzi che lasciata ire a suo talento rodendo le siepi delle strade, come i villani usano fare per economia. Egli non approva troppo quel vostro caffè puro e vorrebbe lo correggessi con un po’ di latte. Non è mica, mi die ’egli, che il caffè puro voglia fare del mal grande all’amico vostro: gli è solamente che ogni minima trascuraggine può cagionare del nuovo male in quel suo spolmonato polmone. Ditegli, soggiunge il dottorissimo, che prenda di quel latte asinino, o poco o assai, ogni mattina senza intermissione; e