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ora dichiarato re di bellezza, e giá la mia sovranitá è qui da tutti riconosciuta, né si favella ornai per tutta questa cittá e per tutto il suo territorio che del re Narciso secondo. Se tu non t’affoghi per invidia, sará segno che non hai cervello. Smania a tua posta, ch’io son pure, non dico piú bello di te, ma piú bello della signora Francesca e della signora Giulia e di quell’ altre nostre belle, che al mio ritorno in Rimini l’avranno di grazia s’io permetterò loro di scrivermi de’ pistolotti amorosi, e se lascerò loro comporre de’ sonetti e de’ madrigali in lode de’ miei occhi lucenti, delle mie guance di rosa, delle mie labbra di corallo. Giano, Giano, fa’ pur tuo conto ch’io le ho a veder tutte corrermi dreto per amore; né occorre tu scuota quel tuo capo e che sogghigni. Qui staremo ancora un’altra settimana e poi torneremo in costá; e se tu non ti vuoi vituperare in sempiterno, se vuoi non perdere quel po’ di credito di buon conoscitore della bellezza che ancora t’ hai in questo Foligno, fa’ di far subito ergere un arco trionfale sulla strada maestra, sotto a cui il re Narciso secondo possa passare il di che ripatrierá. Non hai altro rimedio per conservarti l’onore se non questo; e sgambetta quanto vuoi. E’ vuol essere un arco tutto di marmo bianco, e di grandezza come quello d’Ancona eretto in diebus illis a Traiano, che non aveva la metá bellezza di quel ch’io, a giudizio della contessa e di tutti i suoi folignini, o folignesi, o folignati. Addio, messere lo archiatro, addio centomila volte.