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Lettera quarantasettesima — D’Anna Reppi Faccini al signor conte suo sposo pag. 207 Come possa uno sposo conservarsi, in mezzo alle insidie, fedele alla sposa. Lettera quarantottesima — Dell’abate Carlo Signoris di Buronzo a Tommaso Maurizio Micheli » 21 1 È piú facile curare l’umor nero in altrui che in se stessi. Lettera quarantanovesima — Del conte Risbaldo Orsino d’ Orbassano al dottor Ignazio Somis .» 214 È meglio restare un buon arciprete in salute, che non divenire un vescovo acciaccoso. Lettera cinquantesima — Del canonico Gaetano Guttierez a Carlantonio Tanzi » 216 Non s’ è scordato dell’amico. Lettera cinquantunesima — Di Ambrogio Avignone al dottore Gianmaria Bicetti » 218 Preannunzia con gran gioia il suo ritorno a Milano. Lettera cinquantaduesima — Di don Alessio Melina al conte Giuseppe Ignazio Corte » 220 La lingua italiana è inferiore alla francese ed all’inglese; né serve a mostrare il contrario il vocabolario della Crusca, che è pieno di vocaboli inutili, inusati e canaglieschi, e attinge a fonti puramente toscane, anzi fiorentine, esaltando esageratamente il Boccaccio, dal quale non s’ impara punto la lingua che si dovrebbe scrivere da ciascuno. PARTE SECONDA Lettera prima — Di don Remigio Fuentes a Baldasarre Oltrocchi » 235 Del vetro e dell’arte vetraria; del mosaico. Lettera seconda — Di Pierpaolo Celesia a Gioseffo Bencivenni Pelli » 244 Come ogni lettera d’un amico lontano rallegra, conforta, vivifica! Lettera terza — Dello stesso Pierpaolo Celesia alla signora Giacinta Pelli, inchiusa nell’antecedente » 246 Le donne di tutti i paesi cristiani, quando s’ hanno un tratto svaporato il bollore d’un primo affetto, sacrificherebbero un sultano all’ineffabile diletto d’essere occhieggiate, servite, lusingate, lodate e celebrate da un mezzo milione di balordi cascamorti.