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ma soltanto cosi di volo ed a benefizio degli stranieri che studiano la lingua nostra. Quegli esempi, ancorché pochi, mostrano ad evidenza come il Machiavelli non soleva troppo limare le scritture sue, non si curava troppo di toglier loro ogni neo, avendo scritto persino lo stesso suo cognome in quattro diverse maniere. Lo zoppo non ha moltiplicati que’ suoi esempi, come avrebbe potuto facilmente fare; ma, se non li ha moltiplicati, e’ fu per non si mostrare soverchio rigido e prolisso nelle cose frivole e di- poca importanza, intendendo molto bene che la prolissitá e la rigidezza nelle picciole cose pute sempre un poco del pedante e del criticastro. In qual modo però confuta il signor proposto questo primo biasimo dato cosi di passaggio dallo zoppo al Machiavelli? Forse trascrivendo qualcuno de’ passi citati dallo zoppo e provando che non sono punto sgrammaticati, col riferirli a qualche regola data o ricevuta per buona dal Bembo, dal Buonmattei, da’ «deputati» e dagli altri nostri molti grammatici? Messer no, perché questo non si poteva fare dal signor proposto, senza mostrare diviato ch’egli è un mal grammatico egli stesso. La Signoria Sua dice solamente che lo zoppo non sa punto di grammatica e che all’ opere del Machiavelli non v’ha che apporre da questo lato. Non è questo un modo molto comodo di confutare? un modo sopr’ogn’altro spedito e sbrigativo? Il punto secondo, cioè quello del fraseggiare, il signor proposto lo mostra insussistente e falso collo stesso metodo, assicurando semplicemente che il Machiavelli ha sempre fraseggiato alla toscana, e soggiungendo quindi con nobile arroganza che, non sapendo lo zoppo egli stesso che cosa sia lingua, non può per conseguenza intendersi puntissimo del modo di fraseggiarla. Ma che lo zoppo sia grammatico o nollo sia, che sappia la lingua o nolla sappia, che s’intenda di fraseggiare o non se n’intenda, appartien egli ad un Marco Lastri l’entrare in queste quistioni e il determinarle cosi alla turca? Diamo, Pierlorenzo, cosi per divertimento, una ripassatina non a tutti i numeri delle sue Novelle, ma unicamente al numero ventinove; e vediamo se il Marco Lastri, o il Marco Cionno,