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de’ di di lavoro a suo modo. Quindi.è che in que’ tali giorni i valdesi vogliosi di lavorare lavorano nelle lor case a porta chiusa per rispetto. Aggiungete a questo che un suddito cattolico può, se vuole, avere in casa sua ed a’ suoi servigi un valdese dell’uno o dell’altro sesso, ed anche cento, se potesse averli; ma nessun suddito valdese può avere un servo cattolico. Que’ valdesi che vogliono darsi al mestiero dell’ armi possono arruolarsi nel solo reggimento di fanteria savoiarda che chiamano di «Chablais». Gli uffiziali e gli stessi soldati cosi appartenenti a quel reggimento, non v’ha dubbio che, operando bravamente, possono avanzarsi né piú né meno che i cattolici, e passare di grado in grado a’ piú alti posti nella carriera soldatesca, e diventarsi generali e marescialli quanto chicchessia. Gli è però un pezzo che non s’è visto un valdese ne’ primi posti dell’esercito savoiardo o piemontese, perché il creare occasioni frequenti di mostrar coraggio e cervello non dipende troppo dal volere d’un soldato o d’un ufficiale. Un tempo fu che i valdesi dovevano a forza vendere grezze le loro sete ai compratori stranieri per mancanza di filatoio. In questi ultimi anni, però, certi fratelli Peyrot, che si sono fatti ricchi di forse centomila lire piemontesi commerciando in Torino, hanno eretto un filatoio nella valle di Lucerna, in un luogo chiamato «la Torre»; ed a quel filatoio si filano adesso la piú parte delle sete valdesi, con un qualche maggior profitto, che non prima, di que’ che le coltivano. In un paese montanino e rude come quello de’ valdesi pare che i metalli dovrebbono abbondare. Ma, o che ve ne sieno o che non ve ne sieno, il fatto sta che non si conosce alcuna metallica miniera in nessuna delle tre valli e de’ tre distretti. Il parlare de’ valdesi è uno strano e rozzo gergo, mezzo piemontese, mezzo francese e tutto spiacevole a’ miei orecchi. Nel grosso libro del barba Legero, che nominai piú su, si trova un cataloguzzo de’ libri, si manoscritti che stampati, composti in’ lingua valdese; ma e’ sono tutti libercoli che non t’accrescerebbero d’una le idee che t’hai in capo. Non credo alcuno straniero s’abbia mai preso l’incomodo d’apprendere quel linguaggio.