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que’ crocchi e a quelle veglie o «conversazioni», come se le chiamano con un mal vocabolo di fresca data, o quando sedete in quel loro casino o ne’ palchi del teatro in via della Pergola, anzi pure negli stessi cerchi dove il reggente presiede e fa figura di granduca; e badate, se vi dá il cuore, al parlare si degli uomini si delle femmine! Si può egli una linguerella piú tenue, piú gretta, piú tisica, piú pidocchiosa di quella usata dalla parte maggiore di quelle Vossignorie maschi e di quelle titolate donnettine? Le poche o le molte volte ch’io mi sono abbattuto in quelle ragunate di fiorentini d’ambi i sessi, poss’io morire se non fantasticai sempre d’essere nel paese di Lilliputte, dove i corpi e l’ anime d’un mezzo milione d’abitanti non bastano per empiere sino all’orlo uno di que’ nostri canestruzzi ne’ quali ripogniamo le more, le fragole e le ciriegie! — Anche qui tu non di’ del tutto male, — interrompe il mio signor Niccolò. — Tuttavia, lá dal signor Filippo Neri, per esempio, non si parl’egli una lingua? — Zitto un’altra volta, padron mio! Dal signor Filippo Neri, ch’io stimo assai piú di san Filippo Neri, perché non mangia castagne né beve al barlotto per via, come quel ciacco di santo soleva fare; dal signor Filippo Neri, vi dico, sono stato anch’io assai mattine e ho colá assaggiata piú volte quella sua cioccolata, non mi ricordo piú se coll’ambra o colla vainiglia, é per conseguenza mi sono colá imbattuto piú e piú volte ’n una dozzina, o forse due, di parlatori da stare poco meno che a tu per tu con un pari numero de’ meglio di qualsissia paese. Ma, Niccolò mio, quale conseguenza vorresti! cavare contra il mio dire, rammentandomi quello scarso numero di persone scelte che s’accozzano ogni mattina in casa quel mio signore? Basterebbeti la vista, o, per dirla piú alla mia maniera, t’avresti tu il viso bastantemente ferreo, da dirmi che il parlare usato da quel signor Filippo e da que’ suoi pochi amici sia il parlar comune di quella metropoli della Toscana? Povera Firenze, un tempo degna regina dell’italica favella, ahi, che quella poca di brigatuccia raccolta a studio dal signor Filippo, ahi, ahi, che, se Dio non ci aiuta e se le cose continuano nel loro attuale