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il diavolo! Mirate a quel piccolo Rimini! Non è quel dotto Giano Planco seduto lá sur un canapé de’ piú soffici? E lá in quel Trino, vieppiú piccolo di Rimini, non vedete voi quell’erudito Gianandrea Irico soavemente coricato sur una materassa imbottita di bambagia? Vi cito questi due esempi, onde v’avvegghiate come anche i nativi delle nostre piú piccole cittá sono rimunerati nelle loro stesse patrie delle loro studiose fatiche. E quando la finirei se mi mettessi a nominarvi ad un per uno tutti que’ tanti nativi delle nostre cittá grandi, che sono in quelle rimunerati delle loro? Né vogliate dirmi che assai de’ nostri valentuomini vivono a stento, non avendo trovata mai mercede veruna ai loro letterari lavori; ch’io vi risponderò non esser colpa dell’Italia se i beni che contiene non bastano a satisfare ogni letterato giusta i suoi meriti: dico i beni che sono in Italia messi a parte per essi. Vorreste voi che la contrada vostra fosse tutta quanta donata ai letterati ripartitamente? che non ne rimanesse bricia da dividersi fra gl’individui di tant’altre classi d’uomini, che ciascuno alla sua maniera rabbelliscono, l’aiutano, la difendono e fanno sforzo per accrescerne i capitali? Un’altra sciocchezza vanno pur dicendo non pochi de’ nostri goffi e tristi declamatori: cioè che in Francia e in Inghilterra ogni creatura che s’ha della dottrina in testa se ne sta come un papa, tante monete d’oro gli si versano in grembo in quelle due contrade. Oh, bugiaccia maiuscola! Io sono stato nell’una e nell’altra d’esse, e vi so dire che niuna d’esse è quella cuccagna che i nostri declamatori si vanno sognando. Anche in Francia, anche in Inghilterra molti e molti uomini sono pieni di sapere sino all’orlo, che se la passano meschinamente tutta la vita e muoiono quindi poveri, né piú né meno di quello che molti si facciano fra di noi, perché la sventura accompagna fatalmente molti e molti in que’ paesi come fa nel nostro. Ma la Signoria Vostra mi tocca qui una terza corda e mi dice, colle lagrime ne’ begli occhi, che molti e molti de’ nostri ignoranti si ciuffano talvolta di que’ buoni bocconi che i dotti soli si dovrebbono trangugiare. Aimè, aimè, signor Tabasso! E vorrebbe la Signoria Vostra che l’ Italia s’andasse esente da