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potuto indurre gli sconsigliati patrassi del conciliabolo di Sulmona (0 a scerselo per loro capo, per loro arcifanfano? Di qua’ diavoli di mezzi s’è egli servito per accoccarla loro? Gli ha egli imbecherati con de’ quattrini? Ma dove gli ha egli rubati? — Oh, e’ n’aveva in riserbo di molti! — Di molti? Gli è impossibile, perché fu sempre povero come un sorcio salvatico, mercé la sua tanta foia dietro le prefate rognose, che gliene portavano quanti sapeva procacciarsene colle messe e cogli altri frateschi raggiri e abbindolamenti. Gli ha egli ubbriacati tutti durante il tempo dello scrutinio? No, che nemmanco il potette, perché il vino, come ogn ’altra derrata, non puossi avere senza soldi. Gli ha egli abbacinati col fulgore de’ natali suoi? Poh! Noi sa tutto l’orbe com’egli non è se non un principe di Comacchio, vale a dire un rampollo, e fors’anco spurio, d’una famiglia di pescatori comacchiana? Forse gli avrá incantati come s’incantano i serpi e le bisce; e questo è quello ch’io credere’ volentieri, se non sapessi come, invece d’essere un prestante negromante, il Buonafede non è se non un pedante ignorante, un brigante arrogante, un furfante disorbitante. Oh, bestiacce di frati! Oh, elettori animalacci! Come non v’arrossiste d’estollere al cacume celestino un tristo di quel calibro, un gaglioffo di quella magnitudine, un mascalzone di quella smisuratezza! Come s’è potuto, fratacchioni porci, che in quella vostra maladetta sinagoga di Sulmona nemmen uno di voi si sia trovato con tanta virtú intorno da opporsi ad una infame scelta, che copre di tant’obbrobrio la regola vostra, non meno che l’universal ceto fratesco! Creare vostro primo superiore uno schiuma di canaglia, che fece mestiero, e sempre apertissimamente, di non aver filo di buon costume, bri eia d’onoratezza, dramma di morale, ombra di religione! Scegliere per vostro generale chi s’è mostro pel corso ornai d’un mezzo secolo un fior di ribaldo parlando, un fior di ribaldo operando, un fior di ribaldo scrivendo, un fior di ribaldo stampando e ristampando! Non aveste voi orecchi (1) Cittá nel regno di Napoli, dove i frati celestini sogliono concorrere ad eleggersi il generale quando n’ hanno bisogno.