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LETTERA TREDICESIMA

di Carlo Guidotti a Gianbenedetto Caffarena

[Anche dal pigliar soldo con ijn corsaro inglese può venir bene ad un giovane animoso: non tutto il male viene per nuocere.] La novella che v’ è piaciuto darmi m’ha posto assai bene il cervello sozzopra; ma che farci, se quel ragazzaccio ha pur voluto pigliar soldo con quel corsaro inglese, e propio nel tempo ch’io gli aveva trovato impiego qui in un banco? I suoi costumi, come voi dite, sono senza dubbio in molto risico, s’egli passa soltanto pochi mesi in quella brigata di disperatacci; ché se la nostra gente di mare (ds’ha del tristo in buondato, né anco quella d’Inghilterra infilza perle, per quanto mi vien detto; e Filippino è troppo giovane per non si lasciar contaminare dal mal esempio. Da un altro canto però voglio riflettere che tutto il male non vien per nuocere, come si suol dire in proverbio. S’egli apprenderá da quella gente de’ mali vezzi, apprenderá eziandio, se non altro, un po’ di lingua inglese e acquisterá qualche cognizione di nautica e di qualch ’altra buona cosa. E, quello che piú vale, s’avvezzerá alla fatica, agli stenti ed all’intrepidezza; cose molto necessarie ad un giovane che non ha punto di patrimonio. Degli stenti e della fatica è indubitabile gnene toccherá la su’ parte; e se non diventa intrepidissimo a bordo d’un corsaro di quella nazione, bisognerá pur dire che la natura l’aveva destinato ad esser frate, comeché non abbia mai voluto esserlo. In ogni modo, il partito che ha preso senza farmene cenno veruno, forse per paura non cercassi di frastornarlo, mostra che non è punto d’animo codardo, (i) Parla de’ marinari genovesi.