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DI FERRANTE BORSETTI A GIAMBATTISTA CHIARAMONTI 283 me, nollo sapre’ dire a Vossignoria, perché non sono indovino. Questo però le posso dire: che, se il conte ha dette di me cose donde me ne dirivi onore, ha sicuramente fatto piú di molto che non saprei fare io stesso, trattane quell’una: che anch’io, concesso, fui sempre amante di varie sorte di letteratura e che m’ho talvolta fatto un qualche sforzo per indurre alcuni di questi miei giovani terrazzani a studiare un po’ piú caldamente che non fanno, esortandoli a cosi fare talora colla penna e piú sovente colla voce. Questo però, come argomento da epitaffio anzi che da vita, si poteva, pare a me, aspettare a farlo di qui a qualch’anno: vale a dire quando mi sará cantato da’ preti o da’ frati l’ultimo requie. Aneddoti da comporre una bella vita de’ fatti miei, io so che né il signor conte né verun altro biografo ne poteva cavar fuori da nessun buco. Ma se la disgrazia mia (e questo può essere) s’avesse voluto che il signor conte venisse a puntino informato delle tante pazzie da me fatte a’ miei di e che se le avesse registrate alla fila in quella mia vita, misericordia! E’ mi converrá pure pigliar la posta per Celiverghe (’) tosto che ne venissi accertato, e andar ad ammazzare a tradimento non soltanto il mio biografo, ma etiam la moglie e i figliuoli e tutta quanta la progenie sua sino alla centesima generazione inclusive, onde la vendetta corrisponda all’offesa! Checché ne sia, io voglio pregale la Signoria Vostra mi cavi la stizza di leggere quella mia vita: cioè mi mandi il libro che la contiene il piuttosto che potrá, onde farne un poco ridere questi miei amici, dicendomi pur il cuore che non mi riuscirá se non cosa da ridere il sentirmi lodato da quel signor conte di molte buone cose da me operate, che per mia fé mi debbono essere ignote, sapendo solamente di certo come ne’ miei anni giovanili io non sono stato se non un gramo peccatore al modo di tant’altri, e non avendo fatta, dacché cominciai ad invecchire, veruna cosa né grandemente buona né grandemente mala. Torniamo a noi. (1) Celiverghe, villa del conte Mazzuchelli nel territorio bresciano.