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di giambattista chiaramonti a paolo gagliardi 25

sua Vita stampata dal Remondini di Bassano? Quel re battaglieroso, se vel ricordate, viene quivi rappresentato con gli stivaletti che gli giungono alla rotella delle ginocchia. Fate conto che, scappato di quella buca, io m’avessi di molta somiglianza con quel re così stivalato, tanto di quel attaccaticcio fango mi s’appiccò intorno alle calze bianche! Nientedimeno, senza darmi pensiero del calesso, me ne venni un passo innanzi l’altro su pel dilettoso colle verso l’osteria, non senza ghigni e risa di molti che mi àdero acconcio in quella strana foggia; e giunto in quella a salvamento, feci fretta a nettarmi e a lavarmi; e postomi quindi a questa tavola, intanto che l’ostessa mi sta preparando un po’ di pranzo, diedi o, per meglio dire, do cominciamento ad un libro, che ha ad essere intitolato: I viaggi di Giambattista Chiaramonti di Brescia dall’antichissima città d’Asti alVincognita villa di Moncalvo nel Monferrato, dedicati al molto reverendo canonico don Paolo Gagliardi e divisi in sette parti.

Questa prima parte ve la mando ora per un castaido che ho trovato in questa osteria e che fa conto d’essere in Asti prima di notte. Se incontrerà l’approvazione vostra e quella delle vostre amabilissime sorelle, non mancherò di comporre l’altre sei, nelle quali mi studierò di minutamente descrivere i modi e costumi del popolo di Moncalvo e de’ suoi contorni; né vi mancheranno le mie filosofiche osservazioni sulla religione, sul governo e sulle usanze generali e particolari di questa contrada a malapena conosciuta da’ geografi, tanto è lontano dall’Abissinia e dal Cataio.

Ma ecco che la minestra fa la sua sfoggiatissima entrata in questa stanza, accompagnata da un quarto di capretto arrostito coll’aglio, colla salvia e col ramerino, e da un piattelletto di tartufi, l’odore de’ quali mi dà cento pizzichi amorosi al naso e alla gola e m’invita cortesemente a far prova del mio appetito. Dunque addio, senza ulteriori cerimonie.