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un poco a purgare quel nostro stupendo vocabolario, anzi pure la sua sola prima lettera, spogliandola di tutti i vocaboli che non occorreva sott’essa registrare! Togliamo un poco a quella prima lettera tutti i suoi nomi superlativi, come «abbagliatissimo» da «abbagliato», «abbandonatissimo» da «abbandonato», «abbiettissimo» da «abbietto», e altre simili parole che ogni gonzo sa formare dai nomi positivi senza il magro aiuto de’ signori cruscanti! Togliamole un poco tutti i vocaboli invecchiti, come «abbiendo, abbiente, abbientare, abbo, abblasmare» e simili! Togliamole un poco tutti i vocaboli che s’hanno bisogno d’un commento lungo un miglio, tosto che sono pronunziati fuori delle porte di Firenze, come «abbondanziere, abburattatore, affettatore, aggiustatore» e simili! Togliamole un poco tutti i vocaboli formati a capriccio da’ pedanteschi scrittori, per contrapporli traducendo a de’ buoni vocaboli d’altre lingue, come «accoltellatore, accoltellante» e simili! Togliamole un poco tutti i vocaboli duplicati e talora triplicati, in favore forse delle diverse pronuncie di Toscana: come «abbadessa», che ha per equivalente «abadessa» e «badessa»; «abbastanza», che ha per equivalente «a bastanza»; e simili! Togliamole un poco tutti i vocaboli de’ battilani di Camaldoli e de’ trecconi di Mercato vecchio, come «a bambera, abbiosciare, abbominoso, abbondoso» e simili! Togliamole un poco tutti i vocaboli de’ contadini, come «a bacio, abbatacchiare, abbatuffolare» e tant’altri, posti quivi in grazia solo d’ alcune poche composizioncelle scritte in alcuna delle lingue rustiche di Toscana, come a dire nella fiesolana, nella pratese, nella montelupana o nella poggiaccaiana! b). E finalmente togliamole un poco tanti vocaboli sporchi e canaglieschi e infamissimi, che furono con troppo disprezzo del buon costume ficcati in quella e in tutte l’ altre lettere dell’alfabeto (scusi, signor mio, se non dico «abbicci») da’ costumatissimi signori accademici! Vogliamo noi dire, signor mio, che, tolte tutte queste perle e tutti questi rubini da quel (i) Cioè ne’ parlari parlati a Fiesole, a Prato, a Montelupo e al Poggio a Caiano.