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LETTERA QUARANTANOVESIMA

DEL CONTE RlSBALDO ORSINO D’ORBASSANO

AL DOTTOR IGNAZIO SoMIS [È meglio restare un buon arciprete in salute, che non divenire un vescovo acciaccoso.] Siate ringraziato, signor Ignazio, di quel vostro lepratto che mi riusci tenerissimo al dente. Se fosse in mio potere, io vi manderei in contraccambio, e molto volentieri, un elefante o un qualch’altro maggior quadrupede; ma perché la cosa non è fattibile, siate contento d’un panierino delle mie pesche. Spiacemi sentire la vostra salute non sia stata soverchio buona a’ di passati. Ora però che torna ad esserlo, fate di tenerla salda, poiché senza quella non v’ha prebenda, rettoria, canonicato o altra cosa che vaglia un baiocco. Ricordatevi che lo stare al tavolino tutto il santo di non è ricetta opportuna a tenere gli umori del corpo nel debito equilibrio. Lo starvene in letto ogni notte sette ore tutte intiere ed anche otto, il farvi delle passeggiate ogni mattina pel fresco in coteste vostre boscaglie, l’andarvi a procacciare collo schioppo un paio di starnotti o un lepratto, compagno di quello che m’avete mandato, il mangiare con garbo, il bere con modestia e un giuoco di minchiate con que’ vostri buoni preti di tanto in tanto, e altre cotali virtuose opere, varranno piú a tenervi la persona sciolta e la mente lucida, che non lo starvene tante ore con quella vostra penna d’oca in mano, componendo i nuovi trattati di teologia, per mezzo de’ quali vi condurrete forse ad essere vescovo, ma non ad essere vescovo sano e robusto. E se la considererete bene, troverete che meglio è lo starsi, come siete, un buono arciprete in salute, che non il divenire un vescovo acciaccoso. Va bene che i poveri preti protestanti si sbraccino per buscarsi una mitra, poiché s’hanno quelle lor mogli e que’ loro tanti figliuoli da mantenere; ma voi,