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di giuseppe taddei ad attilio tilli 19

puoffare! Voglio aspettare che il martirio divenga insofferibile, dica il mondo quel che vuole. Procrastinatori pazzi! Se non sapete far bene da voi stessi, venite ad apprenderlo dagli altri! Venite ad apprenderlo dal mio signor Attilio, il quale si vergogna finalmente di quelle sue tante febbricciatte, di que’ suoi frequenti capogiri, di quelle sue sciocche indigestioncelle, e si risolve, letta la presente, di avvilupparsi nel suo ferraiuolo e d’andarsene di botto dal prefato dottor Targioni. A che fare? a fargli una lunga e distinta narrativa di que’ suoi troppi maluzzi, onde riportarne un qualche galante rimedio, che in poco tempo gli conferisca una di quelle saluti alla contadinesca o alla postigliona, che stanno si bene indosso ad ogni galantuomo. Vuol Ella veramente fare a cotesto modo, signor Attilio? — E ne dubiti tue? — Dunque non mi rimane altro a fare se non pregarla di guardarsi da questo freddo tanto stranamente freddo. Io m’ho àsti a’ miei di cinquantatré dicembri ed altrettanti gennai; ma un dicembre al modo del passato e un gennaio del colore di questo non l’ho veduto mai. Basta dire che ogni notte si sente l’Orsa minore battere i denti pel brivido, e che Boote non può far pepe colle dita; di modo che il pigro Arturo, per paura di morire agghiadato, s’è messa indosso la spoglia d’un lupo con tanto di pelo.

Sono sempre paratissimo ai comandamenti del mio signor Attilio e gli bacio le mani.