Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/172

LETTERA QUARANTESIMA

di Giambattista Corniani a Dorotea Chizzola

[Che paese il Piemonte! come verde, come fertile, come pittoresco, veduto in tempo d’autunno!] Non ho io ragione di maravigliarmi, signora Dorotea, che il cugino vostro non abbia fatte due righe di risposta alle tre lettere da me ultimamente scrittegli, considerando l’ antica data deH’amicizia nostra? Non abbiate paura contuttociò ch’io voglia incollerirmi seco per cosi poco; avvegnaché, in primo luogo, la lontananza è il martello che toglie la punta alle amicizie d’ogni razza e le rende ottusette anzi che no; in secondo luogo, Sua Signoria s’avrá delle ragioni di pigrizia invincibili e particolari sue, ch’io non ho cervello abbastanza da indovinare, dalle quali è forse distolto da ogni carteggio co’ prischi amici; e in terzo luogo, anch’egli va co’ troppi anni diventando vecchiccio e cagionevoluzzo, e comincia per conseguenza ad amare piú l’agio suo che non la satisfazione altrui. Oh, vedete, signora mia, com’io so farmi apologista degli amici miei! Poss’io nientedimeno essere toso come un castrone o come una fanciulla giudea che si fa sposa, s’ io sieguo l’esempio suo con la mia signora Dorotea, e s’io non v’empio anzi queste quattro facciuole di ciance; e n’arrabbino a posta loro l’ombre di quegli affaccendati romani che, quanto piú tempo s’avevano, tanto accorciavano piú le loro epistole. Noi altri sfaccendati d’oggidi siamo fatti d’un’altra pasta, e quanto piú ci allarghiamo in parole, tanto piú diamo gusto a’ corrispondenti nostri; anzi l’amore della epistolare prolissitá è tanto grande e tanto universale in questo nostro secolo, che assaissimi bacalar! di qua come di lá da’ monti, per mancanza di corrispondenti vivi e veri, se ne vengono tuttora formando de’ finti o de’ morti, onde potersi cavar la stizza bene; e tuttora scarabocchiano le risme e le