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scampare; sicché molta piú gente andò a morte ne’ sacri luoghi che non ne’ profani. Oh, vista piena d’infinito spavento vedere le povere madri e i padri meschini, o stringendosi in braccio o strascinando per mano i tramortiti figli, correre come forsennati verso i luoghi piú aperti! I mariti, briachi di rabbioso dolore, spingere o tirare con iscompigliata fretta le consorti; e le consorti, con pazze ma innamorate mani, abbrancarsi ai disperati mariti o ai figli o alle figliuole; e gli affettuosi servi correre ansanti co’ malati padroni indosso, e le gravide spose svenire e sconciarsi e tombolare sui pavimenti, o abbracciare fuor d’ogni senso qualunque cosa si parava loro dinanzi; e molt’ uomini mezzo spogliati e moltissime donne quasimente ignude, e sin le povere monache con crocefissi in mano, fuggire non solamente delle case e de’ monisteri per gli usci e per le porte, ma buttarsi giú delle finestre e de’ balconi per involarsi, e la piú parte invano, alla terribile morte che s’affacciava loro d’ogni banda! Chi potrebbe dire, chi solo potrebbe immaginarsi le confuse orrende grida di quelli che fuggirono 0 con le membra giá guaste o nel pericolo imminente d’averle guaste, e i frementi gemiti di quelli che, senz’essere privi subitanamente di vita, rimasero crudelmente imprigionati sotto le propie diroccate magioni o sotto le altrui? E quantunque paia strano e quasi impossibile caso, pure è avvenuto a molte infelici persone di morire sotto a quelle rovine senza aver ricevuta la menoma ferita o percossa da quelle; e ancora è viva una povera vecchierella che fu cavata fuora d’una cantina, dopo d’essere stata in quella rinchiusa e come sotterrata dal terremoto per nove giorni, e dove si mantenne in vita nutrendosi di grappoli d’uva, che fortunatamente aveva pochi di prima appesi al solaio di quella per conservarli, come qui s’usa comunemente. Le miserande storpiature e le strane morti cagionate da tanto calamitoso accidente furono innumerevoli- e innumerevoli furono 1 genitori che perdettero chi tutta e chi parte della loro prole, e innumerevoli i figli che perdettero i genitori; e pochissime le famiglie che non furono prive quale del padre, quale della madre, quale d’uno e quale di piú figli, o d’altro prossimo parente o G. Baretti, Scelta di lettere familiari. ii