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LETTERA TRENTAQUATTRESIMA

DEL COMMENDATORE VITTORIO AMEDEO DlDIER

AL CONTE QUAREGNA DI CASTELLENGO

[Dell’architettura gotica e della cattedrale d’Asti, e del padre Carlevaris.]

Prima di lasciare un’altra volta il paese vostro, vi voglio per lettera di nuovo ringraziare dell ’ospitalitá usatami in casa vostra e fattami usare dal conte vostro fratello, non meno che dall’amabilissima signora sua, che Dio conservi sempre lieta e festevole, poiché una molto bella e buona qualitá in una dama è l’essere sempre festevole e lieta. Sono in Asti da tre di, e secondo il mio solito mi sono ficcato in ogni buco e ho voluto al mio solito vedere tutto quello che c’è da vedere. Fra l’ altre cose degne di nota ho squadrata molto bene questa cattedrale, che non è delle piú grandi ma sibbene delle piú belle, per quanto a me pare. A’ miei di m’è stata piú volte percossa la vista dall’aspetto venerando di que’ templi comunemente chiamati gotici. Il piú rimarchevole di tutti, vuoi per grandezza o vuoi per simmetria, credo sia il duomo di Milano. Dietro ad esso nell’Italia nostra viene San Marco di Venezia, molto meno ampio ma sommamente ricco per la varietá de’ suoi marmi. Poi sieguono le cattedrali di Toledo e di Siviglia in Ispagna, e la badia chiamata di Westminster con le cattedrali di Cantorberi, di Salisburi e varie altre in Inghilterra; e poi la Madonna di Mosco in Russia, e un numero considerevole d’altre vaste chiese in Francia, in Germania, in Polonia e in varie altre parti dell’Europa. Non so quello che darei per vedere tutti cotesti edifizi intagliati in rame e stampati, si le prospettive che i profili e le piante, e tutti riuniti in molti tomi in folio. Fra essi non farebbe mala figura questo d’Asti, che è alto, spazioso e vago all’occhio. G. Barbtti, Scelta di lettere familiari. io