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venduti, e cantatimi di molti versi cattivi, come tutti gl’ improvvisatori fanno, eccettuando il solo Sibiliato (d, che mi consolo sentire sia vivo e sano! Ma tu non m’hai dette alcun ’altre cose che avrei pur voluto mi dicessi, forse per mera pigrizia o forse perché t’ hai perduta quella noticina che ti diedi quando veleggiasti via di quest’ isola. Non avresti sicuramente fatta una mala opera se m’avessi mandate le Rime del nostro Gasparo Gozzi e quelle del suo fratello Carlo, ché l’une e l’ altre m’avrebbono giovato a rinfrescarmi un po’ la memoria della poesia toscana e fors’anco a raccendermi l’estro ornai estinto. Fa’ di farlo con un’altra nave; né ti scordare la promessa di mandarmi de’ tuoi capitoli, delle tue satire e dell’altre tue cose alla bernesca. Facilmente e con poca spesa troverai chi te le trascriva. Il capitano Calvi non è ancora giunto con quel barlotto di vin di Cipro che mi mandi. Quando giunga, alle guagnele, che s’ha a sentire lo scoppio de’ brindisi che ti faremo! Io darò una merenda universale, a cui tutti gli amici di qui assisteranno per inciuscherarsi di quel vino, bevendo come tartari alla tua salute. Sta’ pur certo che al frastuono di que’ brindisi l’ Inghilterra ha da scuotersi da un lato all’altro, e il Tamigi ha a scappare per lo terrore fin di lá dalla Severna, e i monti di Cornovaglia e le selve Caledonie e l’oceano intorno intorno avranno a smarrirsi come se fosse venuto il finimondo. Colla prima occasione manderotti il Principe d’Abissinia, romanzetto scritto dal nostro patriarca. Giá la seconda edizione s’è pubblicata a furia, ché la prima si spacciò in un batter d’occhio. Cosi per passar ozio, o vogliam dire per far prova se sapevo ancora la lingua franciosa, l’ ho tradotto in quella, e tu non faresti punto male a regalarlo alla patria nella nostra lingua, ché, fra i beni ne nascerebbono, ti fortificheresti sempre piú nell’ inghilese. Pirò non t’aspettare una fola sul gusto (i) Giovanni Sibiliato, maraviglioso veramente. Soleva cantare in lingua rustica padovana e s’accompagnava con un chitarrino, che la piú dolce cosa era impossibile sentirla.