Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/142

LETTERA TRENTATREESIMA

di Giambattista Cipriani a Giovanni Marsili

[Notizie varie ed augúri per una cattedra universitaria.]

Caso che tu non sia fatto professore di botanica nello Studio di Padova, possa io non fiutare mai piú viole né garofoli né gelsomini, se non me ne vengo con un ramicello di pugnitopo o di fiordispino a far le moine al viso del gaglioffaccio che sará cagione di tanto danno a quello Studio. Puoffar l’Antea, che tu abbia costá de’ competitori! E chi v’ha egli in tutta quella tua Vinegia, che, comparato botanicamente a te, non sia, esempligrazia, una pianticina di mercorella o di vulvaria appetto a un faggio dell’ Apennino, appetto una quercia dell’Alpi? Dottore, dottore, io non ci ho pazienza! Io sono certo, se non ottieni quel professorato, che il Jussieu di Parigi si foracchierá entrambe le mani con la malpighia, il Linneo di Stoccoimo sbarberá spietatamente d’ogni sua stufa la cannella di Borneo e il pepe d’Amboina, questo Miller b) batterá la testa contro qualcuno di que’ quattro altissimi cedri che sono in quel suo giardino di Celsib). Vedi quante disperazioni! Pure lusinghianci che tu non sarai negligente nel procacciarti i debiti suffragi, e che ogni elettore, satisfatto del tuo botanico sapere, non vorrá negarti la su’ fava. Il minuto ragguaglio che m’hai dato degli antichi amici m’ha recato quel piacere e quel dispiacere che mi doveva recare. Mi sono allegrato del bene stare degli uni e rammaricato per quelli di cui non mi potesti dire cosa buona. Povero improvvisatore e libraio Paoli! Di molti buoni libri e’ m’ha (1) Da questo e da altri passi vedesi chiaro che questa lettera fu scritta da Londra. (2) In inglese si scrive «Chelsea», ma si pronuncia come noi pronuncieremmo il vocabolo «Celsi». È nome d’un villaggio quasi unito alla cittá di Londra.