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latinista e un piú che mediocre grecista in dodici mesi o tredici sará cosa un po’ difficilotta, lo confesso, ma lontana dall’ impossibile, se rifletterete al molto che si può imparare in dumila cento e novanta ore, vale a dire in trecentosessantacinque giorni, a ragione di sei ore ciascun giorno. Quando v’avrete fatto questo, vedrete con che bella agevolezza vi saprete spingere su per l’erta del sapere umano, e massime inanimito dalla coraggiosa voce dello zio! Ma, signor nipote, senza quelle due lingue, torno a dirlo e torno a replicarlo, non faremo cosa che vaglia lo sconcio del farla. E v’ho io a dare un qualche esempio d’uomini che nella loro prima gioventú s’ hanno fatti de’ fatti grandi e senza né anco dare in isforzi molto violenti? Il francese Pascale all’etá di diciasett’anni era il piú gran geometra del mondo; e Neutono anch’egli ai diciasette il piú valoroso algebrista e matematico de’ suoi tempi; e Pico della Mirandola a diciott’anni superava in ogni sorta di letteratura tutti i suoi contemporanei; e Torquato Tasso anch’egli a’ diciotto s’aveva giá stampato un poema epico. Quare dunque prima de’ venti non sarete voi in qualche genere di sapere un Pascale, un Neutono, un Pico o un Tasso? Non avete voi la bocca e il naso come s’avevan essi? O v’avete voi la mente fatta di ricotta e di cacio lodigiano? Senti, nipote mio, tu hai ad essere, nel quinto o nel sesto tuo lustro alla piú lunga, uno de’ piú sfolgoranti uomini dell’Europa, s’io m’avessi a lasciar la pelle meditando i mezzi di toglierti ogn’ intoppo d’intorno, onde tu possa salire piú alto che non sali mai aquila o falcone! Lascia fare a Marcantonio e vedrai quello che tu sarai prima ch’io t’abbia scritto un centinaio di lettere! Ma notate, signor nipote, che i quattro spettabili viri pur ora nominativi, e piú di quattr’altri che vi potrei presto nominare, si seppero il latino e il greco a un dipresso intorno all’etá che voi v’avrete di qui a dodici mesi. Capite voi questo gergo? Vorrete voi capirlo? Vi caccerete voi illico, subito, di botto, di lancio, sulla via che v’addito? O fatelo, o non mi scrivete piú. Buona notte, ché gli è tempo d’andarmene a dormire.