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si sarebbe sorbiti come un uovo, disfecero nel passato secolo quel governo con quanta facilitá si disfa un cencio che si voglia ridurre a filaccia; ed acciocché non s’avesse poi a dire che s’avevano salito sul gran muro b) per nulla, cacciato l’imperadore confuciano di seggio, feciono imperadore uno de’ loro uomini, che Dio sa se s’aveva calze ne’ piedi! E manco male che i signori cinesi non s’ebbono peggio vicini di que’ tartari! Guai ad essi se s’avessero avuti degli spagnuoli, de’ francesi, degl’inglesi o degli olandesi! Sarebbe stato altro che starsi picchiando il petto ginocchioni dinanzi a delle statue con sei teste e con dodici braccia! Poveri e gonzi idolatri! Malgrado la tanta saviezza trasfusa in essi dal gran Confucio, i loro mandarini di ciuffo piú lungo e di barba piú rada s’avrebbono avuta ventura d’essere solamente fatti schiavi e trasportati nelle isole d’America a coltivare lo zucchero e l’indigo! Altro che fare le scarpe strette alle mogli, onde impedirle dall ’andar facendo le comari per le strade di Pechino e di Nanchino! Finiamo la intemerata, signor dottore; finiamola prima che mi scappi qualche bestialitá contro cotesti ciancioni francesi, che vogliono pur porre Parti e le scienze e l’ altre cose della Cina piú su delle europee; e conchiudiamo con dire che, se assai de’ nostri italiani fanno nausea scrivendo la storia con una lingua poco bella e con uno stile molto malo, piú d’uno e piú di quattro francesi, e quel signor di Voltaire in particolare, te la sconciano con tante le gran bugie, con tante le gran babbuassaggini, da muover il vomito a’ cani ed a’ cavalli. Buona notte al mio signor dottore. (i) Si sa come i cinesi, per liberarsi dalle invasioni de’ tartari, non seppero pensare uno spediente migliore se non di fabbricare un grosso e lungo muro che dividesse il loro paese da quello di quelle genti.