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48 LA FRUSTA LETTERARIA levano pigliar per lei, con dir loro sino una bugia, cioè che quella superba non l’aveva costretta con villania a to- gliersi di dov’era, ma che se n’era tolta ella stessa volonta- riamente. E non contenta di questo, ecco che si vuole anche opporre a un atto di giustizia, e si vuole sbracciare, per- ché il sovrano non mandi in esilio quella stessa insolentissima creatura che l’ ha trattata cosi poco damescamente, che so- verchia tutto il mondo, e che è il mal esempio e la vergogna del suo sesso tanto in Corte quanto fuor di Corte. E un altro tratto in lei di disapprovabile stoichezza è quello di sapere che suo marito è calunniato presso al sovrano, eppure non « volersi valere di alcun mezzo umano » perché sia discolpato, quasi che pretenda di vederlo discolpato per forza d’un mi- racolo. Mi resterebbono a dire alcune altre bagatelle sul troppo esaltato carattere di questa dama: come sarebbe a dire sul suo « ottenere assoluzione e libertà » a de’ bricconi che hanno ca- lunniato un uomo dabbene e condottolo sull’orlo della sua rovina; sulla sua durezza di « non poter soffrire un cagnolino, o altra bestiuola graziosa»; sul suo tanto «amore per la mu- sica», e sul voler «vedere, sentire, e poi regalare tutti i mu- sici forestieri che ode esser giunti, o passare pel suo paese»; sul suo « pagare la roba più di quel ch’ella vale, per aver poi luogo di fare una predichina a’ mercanti che gliela ven- dono cosi cara »; sul suo « non volere assolutamente che alla sua conversazione si parli neppur un momento di religione e di morale »; e più di tutto potrei diffondermi sull’ amor pla- tonico leggermente insinuato in qualche luogo di queste lettere, ] Mi darebbe anche l’animo di convincere il marchese che noi ] abbiamo, malgrado l’universal corruttela, qualche dama in Italia, che posta al confronto non sarebbe facilmente eclissata da questa sua maravigliosa tedesca; e riguardo poi al libro 4 considerato semplicemente come libro, avrei anche qualche I cosa da opporgli intorno alla lingua e allo stile; ma per non i iscoraggiare con una troppo feroce critica i nostri nobili dallo scriver libri, e tornando a riflettere che l’intenzione di chi ha