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numero secondo 31 poca e cattiva che il Boccaccio ha ficcata nel suo noioso Laòerinto, e Sperone Speroni ne’ suoi seccagginosissimi Di- scorsi. Nell’ Indostan, in Persia, in Egitto, e in molte parti dell’Arabia ne ho veramente trovata un po’ più che non ve n’era in Italia nel cinquecento; e Bruak Sim Fander, medico assai famoso nel regno di Candabar; e Stummin Babullah, che fa il romito nelle vicinanze di Delly; e Saruca Petruna, che è uno scack degli Arabi erranti; e Isaia Tephrem, che è vescovo copto nell’Egitto superiore; e molt’altri studiosi e contemplativi orientali da me domesticamente trattati, sono uomini, che non farebbono per certo cattiva figura né anche fra i più presuntuosi de’ nostri italiani metafisicastri. Ma tutto il metafisico sapere di quella buona gente non è altro che un bel nonnulla paragonato a quello che ora ribocca in molti lati della nostra Europa; ed è pur forza dire con pace di tutto il moderno Oriente e di tutto il Mezzogiorno moderno, che in questo solo primo tomo del nostro napoletano abate Genovesi v’è molto più di soda e vera metafisica, che non ve n’ è sotto i due tropici e sotto la linea equinoziale. Mi viene anzi voglia di spiccare un salto assai periglioso, e dire che l’opera di questo abate, vuoi per la sottigliezza de’ suoi indagamenti, vuoi pel suo coraggio in isprofondarsi ne’ più cupi abissi della natura, non la cede né anche al libro scritto dal decano Clarke Sull’essere e sugli attributi di Dio, né alla Teologia fisica del vicario Derham, né Eroe cristiano del cavaliere Steele, né alla Legazione di Mosé del vescovo Warburton; e che anzi questa sua opera cede pochissimo a que’ trenta o quaranta discorsi metafisici sparsi qua e là da Samuello John- son per quel suo tanto dotto libro intitolato L’Errayite. Cosic- ché fra le tante migliaia e migliaia di libri scritti nella nostra conosco assolutamente neppur uno, dopo quelli del Galileo, che sia tanto pregno di pensamento e di amL^‘'‘^”hr ^ "ostro ampio, sublime ed.aggiustatissimo pensatore Antonio Genovesi. non lo ^ Pooa d’idea a chi lo ha ancor Ietto? Come poss’io farne un compendio che