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30 LA FRUSTA LETTERARIA (che di questa sola voglio ora far parole) era una cosacela troppo sconcia ed informe. E veramente fu propio sul fine del secolo passato e in questo presente, che gli uomini hanno cominciato a sviluppare questa divina scienza assai bene, e ad internarsi bravamente in essa dietro la scorta del frate Bacone, del barone di Veru- lamio, e di Boyle, di Galileo e di Cartesio, che uno dopo l’altro studiarono e si tormentarono assai per ispianare ed allargare quelle scabrose strade che ad essa conducono, e per cui camminarono poscia con franco passo tanti e tanti, che noi meritamente onoriamo col titolo di moderni filosofi. Quella mia ingordigia d’ ammaestrarmi l’intelletto per una via più breve che non fanno le opere degli storici e de’ poeti, fu quella che più d’una volta mi condusse in fretta in fretta da’ più rimoti confini della Mesopotamia e deH’Assiria sino negli ultimi recessi della Germania, o dall’ isole giapponesi alle britanniche in cerca d’un cibo, di cui non potetti più far senza quand’ebbi un tratto principiato a gustarne; e a quella insaziabile ingordigia di vero sapere io debbo altresì l’amicizia e la personal conoscenza che in molte parti del globo ho avuta ed ho con molti de’ principali e più diligenti cercatori del sommo Dio e delle emanazioni sue; né vive forse oggidì al- cuno, che possa più fondatamente di me calcolare le forze intellettuali di questa e di quell’altra nazione, e ragguagliar altrui de’ maggiori o minori progressi fatti negli astratti studi da vari popoli tanto sotto le temperate che sotto le gelate o sotto le calde zone. Sono indubitabilissime le prove ch’io po- trei addurre della picciolezza de’ metafisici giapponesi e cinesi, non eccettuati i loro due tanto vantati maestri Tickna e Con- fucio; e non mi scorderò mai che una lezione scritta da Benedetto Varchi sull’amore e sulle sue proprietà, quantun- que non sia che un matto miscuglio di ridicole fanciullaggini, pure fu giudicata squisitamente filosofica da’ più meditativi mandarini di Pekino e da’ più dotti dairi di Meaco, quand’io la tradussi loro in lingua siamese. A Marroco ed a Fez non ho neppur trovato che la metafisica vincesse di molto quella