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6 la frusta letteraria

qu’anni non fanno gola, sia perché gli manca la gamba sinistra, sia per que’ due gran mustacchi ch’e’ porta sul labbro superiore, o sia perché ha eziandio qualche difetto nel labbro inferiore, baciatogli quasi tutto via in Erzerum dalla dammaschina sciabla d’un soldato circasso, le donne del villaggio non si curano troppo di trattar familiarmente con Aristarco, e gli uomini anch’essi di rado s’arrischiano a parlargli, tanto più che alcuni lo hanno anche in qualche leggier sospetto di negromante, o, come dicono essi, di stregone; cosicché gli è forza sì contenti della conversazione di Macouf suo schiavo turco, e di barattare qualche parola con un don Petronio Zamberlucco, il quale è curato del luogo dov’egli dimora. Questo dabben religioso si compiace di passare qualche sera di domenica con Aristarco, fumando seco un paio di pipe, aiutandolo con assai modestia a vuotare qualche fiasco, e stendendo con molto grave taciturnità gli orecchi quand’egli ciancia de’ suoi viaggi, de’ suoi tanti pericoli passati, delle mode e costumanze de’ lontani paesi, delle varie favelle e della varia letteratura di varie nazioni. Qualche volta leggono insieme qualche squarcio d’un qualche moderno libro italiano, e per lo piú Aristarco dá addosso ai moderni italiani autori, e Don Petronio talora si sforza di difenderli. Il buon uomo ha la pecca di farsene venire una copia subito che qualche letterario giornale o gazzetta o un suo corrispondente libraio gliene danno indizio. Vedete che bel modo quel l’onesto curato ha saputo trovare per buttar via danari con non mediocre pregiudizio d’un suo cherichetto, che dev’essere un dì suo erede perché gli è nipote. Per guerir dunque don Petronio Zamberlucco di questo suo difetto. Aristarco ha voluto intraprendere di scrivere i presenti fogli; e perché i moderni dotti capiscano immediate l’intenzione con cui li scrive, ha voluto intitolarli La Frusta Letteraria, che è titolo chiaro e intelligibile e nulla bisognevole di commento. Lo scrivere questi fogli gioverá anche ad Aristarco a sfogare l’innata bizzarria, a fargli purgare un po’ di quella stizza che la lettura d’un cattivo libro naturalmente gli muove, ed a finir di consumare quel breve spazio