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epistolario 13

cosí, come fortemente dubito, ella me ne dia avviso, e mi suggerisca per qual mezzo io potrò farle tenere un tal libro, ché gliel manderò io subito. Giacché mi resta alquanto spazio di carta vuoto, mi do l’ardire di trascriverle qui due sonettuzzi da me fatti di fresco, non avendo tempo di scrivacchiargli a bella posta quattro versi, lo che farò un’altra volta; e pregandola di onorarmi cogli ambitissimi suoi comandamenti, con pienissimo ossequio mi dichiaro, di V. S., valorosissimo sig. co. Zampieri, umilissimo servitore

Giuseppe Baretti.

Al Balestrieri

per il rumore sparsosi che in Milano corresse manoscritta

una critica contro la sua

Raccolta sopra il Gatto.

     Un certo barbalacco ha giú la buffa,
e s’inliona, s’indraca, s’imbiscia
contro di te, compar, stiammazza e sbuffa,
contro di te giá dirizza la striscia.
     Guardati, beco, ché, s’egli ti ciuffa,
io tel so dir, ti fará far la piscia;
su, t’apparecchia da senno alla zuffa,
e la corazza indossa, e l’armi liscia.
     Beco, fa’ presto, pria ch’e’ ti sgranocchi
cotesto imbestialito basalistio,
ché non hai mia a far con de’ marmocchi;
     Fa’ presto, beco, pria che cresca il ristio,
provvedi a’ casi tuoi, guárdati agli occhi,
ch’e’ non ten cavass’uno sol col fistio;
               i’ non te la cincistio;
ma e’ vuol fuor fuora traforarti il giacco
il prefato cotale barbalacco.

Della suddetta critica non se ne parla piú, e non si è mai potuto vedere.